Sanità privata convenzionata: come facilitare l'integrazione con SSN?
L’articolo 32 della Costituzione italiana afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Sappiamo che la sanità italiana si trova oggi davanti a una sfida cruciale: garantire universalità ed equità nell’accesso alle cure, in un contesto segnato da risorse limitate e da una domanda assistenziale in costante crescita.
In questo scenario, la collaborazione tra pubblico e privato convenzionato diventa più strategica che mai, rappresentando una leva fondamentale per rispondere alle esigenze dei cittadini e ridurre la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Cosa troverai in questo articolo
Il contesto: una sanità pubblica in difficoltà
Negli ultimi anni, il SSN ha mostrato diversi segnali di fragilità: liste d’attesa sempre più lunghe, carenza di personale, risorse economiche insufficienti e difficoltà nel garantire un accesso uniforme alle cure su tutto il territorio nazionale.
Secondo il Rapporto OASI Bocconi 2024, all’Italia servirebbero circa 40 miliardi di euro di investimenti per allinearsi agli standard europei di spesa sanitaria pro capite. La spesa sanitaria pubblica italiana si attesta infatti al 6,8% del PIL, contro una media UE del 7,5%. Questo scarto si traduce in una minore capacità del SSN di rispondere tempestivamente alla domanda di salute, in particolare per la popolazione cronica (pari al 41% dei residenti) e per gli oltre 4 milioni di anziani non autosufficienti.
In parallelo, il Rapporto Fnomceo-Censis 2025 segnala come il 91% dei medici ritenga sempre più difficile e stressante lavorare nel SSN, con oltre il 74% a rischio burnout. Le carenze strutturali e il sovraccarico di lavoro generano un clima di tensione che penalizza sia i professionisti che i pazienti.
Il ruolo della sanità privata convenzionata
In questo contesto, la sanità privata convenzionata – ovvero le strutture accreditate che erogano prestazioni per conto del SSN – si configura come un partner strategico per affrontare le criticità del sistema pubblico.
Negli ultimi anni, gli ambulatori e i laboratori accreditati hanno assunto un ruolo sempre più rilevante nel sistema sanitario, arrivando a rappresentare circa il 60% del totale delle strutture che erogano assistenza specialistica ambulatoriale, superando numericamente le corrispondenti strutture pubbliche.
Oltre a svolgere una funzione complementare, la sanità privata convenzionata intercetta una quota significativa di bisogni sanitari oggi insoddisfatti: secondo il 20° Rapporto Sanità, 2,4 milioni di cittadini (il 4,1% della popolazione) hanno dovuto rinunciare in parte o del tutto a prestazioni sanitarie per motivi economici, mentre 1,2 milioni di famiglie hanno azzerato del tutto i consumi sanitari.
Questo scenario si riflette in una crescita costante della spesa sanitaria privata (+12,7% negli ultimi 5 anni, con una media annua del +2,4%), sollevando interrogativi importanti sull’accessibilità alle cure, oggi sempre più legata al reddito e all’efficienza dei Sistemi Sanitari Regionali.
La sanità convenzionata può quindi contribuire non solo a colmare i vuoti del sistema pubblico, ma anche a ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali nell’accesso ai servizi sanitari.
Il profilo della sanità privata convenzionata
Le strutture private convenzionate possono erogare prestazioni sanitarie coperte dal SSN a condizione che siano accreditate dai Sistemi Sanitari Regionali (SSR). Per ottenere l’accreditamento, devono rispettare specifici standard di qualità e sicurezza, stabiliti a livello regionale.
In queste strutture, il cittadino paga solo il ticket – esattamente come in una struttura pubblica – mentre la struttura privata viene rimborsata dal SSR sulla base di un budget annuale prestabilito, solitamente suddiviso per mese.
Grazie alla sua flessibilità, capacità di investimento e radicamento nei territori, la sanità convenzionata può ampliare l’offerta di prestazioni, ridurre le liste d’attesa e migliorare la continuità assistenziale. In particolare, supporta il SSN nel:
- colmare le carenze in ambiti ad alta domanda, come la diagnostica per immagini o le visite specialistiche;
- favorire la presa in carico dei pazienti cronici;
- facilitare l’integrazione tra ospedale e territorio;
- promuovere la prevenzione e la medicina di iniziativa.
Sanità privata convenzionata: come funziona
Tutto parte da una prescrizione medica con Numero di Ricetta Elettronica (NRE). Quando il cittadino prenota una visita presso una struttura convenzionata, questa prende in carico la prescrizione: da quel momento, nessun’altra struttura pubblica o privata può più erogare quella prestazione.
La struttura:
- eroga la prestazione al cittadino, che paga solo il ticket;
- registra la prestazione ai fini della rendicontazione al SSR;
- invia un riepilogo mensile delle attività erogate;
- riceve successivamente il rimborso dal sistema pubblico (con tempi e modalità che variano da regione a regione).
Tuttavia, l’integrazione tra pubblico e privato non è sempre lineare. Restano criticità legate a:
- difficoltà di interoperabilità tra i sistemi informativi;
- criteri disomogenei di accreditamento e rimborso a livello regionale;
- una visione ancora talvolta competitiva, anziché collaborativa, tra strutture pubbliche e convenzionate.
Verso un modello integrato e sostenibile
Alla luce delle criticità emerse, appare sempre più urgente definire un modello stabile e sostenibile di integrazione tra SSN e sanità convenzionata.
Il Rapporto OASI Bocconi ribadisce l’importanza di rafforzare la governance della rete sanitaria territoriale attraverso digitalizzazione, percorsi integrati di cura e valorizzazione del ruolo delle strutture accreditate nei Piani Regionali.
L’evoluzione tecnologica rappresenta oggi uno dei principali vettori per rafforzare l’integrazione tra pubblico e privato. Le strutture convenzionate sono sempre più coinvolte nell’adozione di standard digitali condivisi, come la trasmissione automatica dei dati ai Sistemi Sanitari Regionali e la produzione di referti validi per il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0), obbligatoria entro il 2026.
Questo comporta l’adozione di gestionali in grado di:
- interfacciarsi con i sistemi regionali (NRE, esenzioni, anagrafe assistiti);
- generare e firmare digitalmente i referti FSE;
- tracciare l’intero flusso convenzionato fino alla rendicontazione ASL;
- monitorare i tetti di budget per evitare sforamenti non rimborsabili.
GipoNext, il gestionale cloud di MioDottore, è progettato per soddisfare queste esigenze offrendo:
- integrazione nativa con i sistemi regionali per l’import automatico di prescrizioni e dati;
- strumenti per il controllo del budget e alert sui massimali mensili;
- reportistica automatica conforme ai formati ministeriali;
- generazione e firma dei referti FSE 2.0, secondo gli standard più aggiornati.
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