Pro e contro dello smart working per medici e terapisti
Il lavoro agile si può applicare al settore della sanità? Questa è una delle domande che possono influenzare il futuro dell’organizzazione di studi medici, poliambulatori e strutture ancora più ampie.
La tecnologia e l’emergenza Covid-19 hanno reso necessaria una riflessione su pro e contro dello smart working anche nell’ambito della salute, facendo emergere i vantaggi e i limiti di questa soluzione applicata al lavoro di medici e di altri professionisti della salute.
Lavorare da casa è possibile, ma vediamo a quali condizioni e con quali strumenti. L’obiettivo, infatti, è sempre la tutela del paziente e il buon funzionamento della struttura sanitaria.
Chi lavora in sanità può ricorrere allo smart working?
La diffusione dello smart working in Italia, in tutti i settori professionali, è una delle conseguenze più tangibili della pandemia da Covid-19. Molte aziende, a partire dal 1° settembre 2022, hanno introdotto o stanno introducendo accordi interni per confermare l’opportunità di ricorrere al lavoro agile per i propri dipendenti.
Sebbene la sanità non si sia mai fermata e, anzi, al contrario, sia stato uno degli ambiti più stressati dall’emergenza, il settore ha sperimentato soluzioni di lavoro agile, al pari di tutti gli altri. L’obiettivo era tutelare la salute di medici e pazienti, assicurando il distanziamento tra le persone, ma la pratica ha fatto emergere anche altri benefici e chi ha sperimentato lo smart working in sanità si dichiara soddisfatto.
A fotografare la situazione è un progetto di ricerca-intervento per lo sviluppo del Wellness Organizzativo nel post emergenza Covid, condotto dalla Federazione delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) in collaborazione con l’Istituto Europeo di Neurosistemica (IEN). Per raccogliere i dati, tra l’ottobre 2020 e il febbraio 2021, sono stati coinvolti 13.391 operatori sanitari in nove Regioni italiane: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia.
In totale,1.267 persone (il 9,5% degli intervistati) hanno usufruito dell’opzione smart working, una soluzione adottata soprattutto dal personale amministrativo e tecnico (65%) o dai professionisti sanitari (19%), a seguire dagli infermieri (5%) e dai medici (4%). Un dato che va letto anche alla luce di un’altra considerazione: circa un intervistato su tre ha lavorato in area Covid e quindi è stato impegnato in prima persona nel far fronte alla pandemia.
Aumentano produttività e competenze, ma c’è ancora molto da migliorare
I risultati dell’indagine, inoltre, hanno individuato anche i motivi per cui lo smart working ha funzionato: il 90% di chi l’ha provato vorrebbe continuare, sostenendo di essere stato più produttivo e di aver migliorato le proprie competenze. Fattori rilevanti agli occhi di chi si occupa della gestione del personale e sa quanto può essere complesso motivare i dipendenti, soprattutto in condizioni di particolare stress.
FIASO e IEN mettono a punto, però, anche gli elementi da migliorare, su cui puntare l’attenzione se si vorrà continuare a bilanciare lavoro in presenza e da remoto. In particolare, gli operatori sanitari che hanno lavorato da casa chiedono:
- maggiore accessibilità ed efficacia per questa modalità di svolgimento delle proprie mansioni;
- miglioramento dei sistemi informativi;
- formazione del personale all’uso delle tecnologie;
- sviluppo delle capacità di condivisione di dati e informazioni;
- una maggiore cultura condivisa della responsabilità dei singoli;
- un sistema di organizzazione degli obiettivi e di verifica comune all’interno della struttura.
Chi lavora in sanità e ha provato lo smart working, dunque, promuove questa modalità e ritiene che sia possibile estenderla anche al futuro, purché si investa in tecnologia e formazione. Questi sono gli assi dello sviluppo (anche economico) degli studi medici e dei poliambulatori che si affacciano alla sanità post Covid-19.
Pro e contro dello smart working in sanità e in poliambulatorio
Il lavoro agile in sanità - e di conseguenza anche nei poliambulatori e negli studi medici - è possibile e piace ai dipendenti, ma quali sono i suoi vantaggi e quali gli svantaggi? Ci aiuta ancora una volta l’ampia indagine di FIASO/IEN, che ha chiesto agli intervistati di individuare quali siano state le competenze migliorate grazie allo smart working. Si tratta di quelle:
- auto-organizzative;
- tecnologiche e informatiche;
- che hanno a che fare col benessere personale;
- relazionali;
- professionali generalistiche e specialistiche;
- manageriali.
Tra i pro, dunque, la crescita professionale delle persone coinvolte che hanno imparato e possono imparare a utilizzare strumenti nuovi per la comunicazione con il paziente e con il resto del team. Molto apprezzate, infatti, anche le riunioni online, che permettono di risparmiare tempo e realizzare meeting più efficienti, oltre, ovviamente, alla possibilità di organizzare televisite, preziose alleate nel mantenere la relazione medico-paziente.
Più produttivi a casa che in ambulatorio
Numerosi studi evidenziano, inoltre, come lo smart working influisca positivamente sulla produttività dei dipendenti, un dato emerso anche dall’indagine FIASO/IEN.
Il tempo che non viene dedicato allo spostamento da casa al posto di lavoro, per esempio, favorisce un equilibrio migliore tra vita lavorativa e privata. E un dipendente che è più sereno è anche più motivato e disposto a dare il meglio di sé.
Solitudine, difficoltà nell’uso degli strumenti, spazi domestici inadeguati: anche lo smart working ha i suoi limiti
Lo smart working presenta, tuttavia, anche alcuni limiti: con questa modalità, infatti, i lavoratori sono soli più a lungo e si è osservato, per alcuni, un calo delle occasioni di socialità e una generale sensazione di isolamento. La stessa comunicazione con colleghi e collaboratori non sempre è fluida ed efficace e talvolta possono capitare disguidi e fraintendimenti.
Esiste, inoltre, un livello di alfabetizzazione digitale disomogeneo all’interno delle organizzazioni, poliambulatori e studi medici compresi. Pertanto, non tutti i membri di un gruppo di lavoro sanno utilizzare con la stessa naturalezza gli strumenti digitali, necessari per portare a termine le proprie mansioni da casa come se fossero in ufficio o in ambulatorio.
Un altro limite del lavoro agile riguarda gli spazi domestici. Sin dall’inizio della pandemia è emersa la difficoltà di creare all’interno di casa un luogo da dedicare al lavoro separato dal resto. Evitare la commistione tra ambienti familiari e lavorativi, infatti, aiuta a preservare il work-life balance, ma è anche una necessità legata all’obbligo di garantire la privacy e la tutela dei dati personali dei pazienti, imprescindibile in sanità.
Non tutte le prestazioni di un poliambulatorio possono essere svolte in smart working
Infine, non tutte le mansioni di chi lavora in ambito sanitario si possono svolgere da casa. Non è casuale che, tra gli intervistati da FIASO/IEN, la maggioranza fossero impiegati amministrativi. La gestione della segreteria, infatti, può essere organizzata in forma ibrida, in parte nel poliambulatorio e in parte da casa, mentre i prelievi e altre analisi di questo genere hanno bisogno della strumentazione presente nella struttura.
Non esiste una regola che possa essere applicata per ogni studio medico o poliambulatorio, ciascuna realtà può indagare i propri flussi operativi per individuare una modalità equilibrata che tenga in conto il benessere di pazienti e dipendenti.
Le possibilità sono molte. La pandemia infatti ha dato un grande impulso alla diffusione di tante soluzioni digitali che possono favorire questo equilibrio.
Strumenti digitali per poliambulatori smart
Lo smart working può funzionare per la sanità, purché la struttura si prepari a gestire al meglio il passaggio tra offline e online. Qui la tecnologia e l’innovazione possono fare la differenza: esistono, infatti, alcuni strumenti digitali facili da utilizzare pensati in maniera specifica per l’ambito della salute e agevolare il lavoro per tutti.
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