A che punto siamo con il Fascicolo Sanitario Elettronico?
Nonostante il ritardo sul fronte della digitalizzazione, l’Italia è a buon punto nell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico, anche rispetto alla maggior parte degli Stati membri dell’UE.
Italia e digitale: un ritardo su molti fronti ad eccezione del Fascicolo Sanitario Elettronico
L'Italia presenta ritardi significativi nel processo di digitalizzazione. Secondo l'Indice DESI (Digital Economy and Society Index) elaborato dalla Commissione Europea, il nostro Paese si colloca al 20º posto su 27 Stati membri dell'UE, evidenziando carenze in vari ambiti, tra cui connettività, competenze digitali e integrazione delle tecnologie digitali. Tuttavia, nel settore della sanità digitale, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) rappresenta un'eccezione positiva, mostrando progressi significativi rispetto ad altri ambiti.
FSE: il servizio che traina la digitalizzazione italiana
Il Fascicolo Sanitario Elettronico è uno degli strumenti più avanzati dell'Agenda Digitale Italiana.
Originariamente, l'obiettivo era quello di integrare il FSE in tutte le regioni italiane entro il 31 dicembre 2017. Sebbene questo traguardo non sia stato completamente raggiunto, attualmente la quasi totalità delle regioni ha attivato il servizio, che, comunque, dovrà entrare a regime su tutto il territorio nazionale entro marzo 2026.
Secondo i dati aggiornati a maggio 2024, il 96% dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ha utilizzato il FSE almeno una volta tra gennaio e marzo 2024. Tuttavia, solo il 18% dei cittadini ha consultato il proprio FSE nello stesso periodo, evidenziando una necessità di maggiore coinvolgimento della popolazione.
Centralizzazione e decentramento del FSE: un doppio binario che rischia di paralizzarne l’adozione
Da gennaio 2016, tutti i cittadini italiani hanno la possibilità di attivare il FSE con le regioni responsabili della sua integrazione. Tuttavia, la diffusione e l'utilizzo del FSE variano significativamente tra le diverse regioni: ad esempio, mentre in Emilia-Romagna l'81% dei cittadini ha consultato il proprio FSE, in regioni come Calabria e Sicilia l'utilizzo si attesta intorno al 3%.
Per affrontare queste disparità, il Governo ha previsto un intervento sussidiario attraverso SOGEI, la società di Information and Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Questo approccio ha creato un sistema a doppio binario: da un lato, le regioni che hanno sviluppato autonomamente il proprio FSE; dall'altro, quelle che si avvalgono del modello centralizzato.
Nonostante questo intervento, persistono sfide significative, tra cui la necessità di migliorare l'integrazione tra le diverse piattaforme regionali e di aumentare l'adozione da parte dei cittadini.
Nell'intenzione del Governo, il FSE non si limita a una raccolta di referti digitali, ma diventa una piattaforma completa che supporta la continuità assistenziale, permettendo la condivisione costante dei dati tra cittadini, medici di famiglia, specialisti e altri operatori sanitari.
Nella così detta "Carta di Salerno" - documento redatto nel 2016 da Assinter Italia, in collaborazione con il Politecnico di Milano e la Regione Campania e con il contributo di AgID - questo concetto è stato ben chiarito sottolineando che il passaggio all’eHealth non ha come scopo principale solo la raccolta online dei referti in formato digitale per il cittadino, ma ha l'obiettivo di offrire sia alle persone che agli operatori una piattaforma che:
- aggreghi la storia clinica individuale e i documenti dematerializzati
- mostri dati e informazioni in tempo reale sulla continuità assistenziale (Patient Summary e PDTA);
- permetta la condivisione costante dei dati e delle informazioni tra cittadino, medico di famiglia, medico specialista e altri operatori sanitari.