Terapista Occupazionale: chi è e cosa fa
La crescente incidenza delle malattie croniche sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari. È sempre più importante riuscire a elaborare nuove strategie per promuovere la salute e facilitare l'empowerment individuale e della comunità: solo in questo modo, tutte le persone, sia malate che in buona salute, possono raggiungere un maggior senso di controllo sui molti fattori complessi che influenzano la salute.
In questo contesto si sta facendo largo il terapista occupazionale: una figura forse poca conosciuta, ma sempre più importante a causa della rilevanza delle malattie croniche nella società, perché specializzata nella prevenzione, nella modifica degli stili di vita e nella riabilitazione mirata al benessere psico-sociale.
Cos’è la terapia occupazionale e di cosa si occupano i professionisti specializzati in questo campo
La terapia occupazionale promuove la partecipazione al contesto sociale delle persone con disabilità, e dei caregiver, per migliorarne la qualità della vita. La figura del terapista occupazionale, quindi, attraverso il “fare”, aiuta il paziente a sviluppare competenze che lo aiutano a essere più autonomo e che favoriscono il suo ruolo sociale. Ciò si ripercuote, di conseguenza, anche sulla salute psicologica e su quella fisica, con un miglioramento dell’autostima e della propria dignità.
Avere un’occupazione infatti è fondamentale per l’identità, l’autoefficacia e il senso di competenza del paziente, permettendogli di superare le proprie disabilità e di dare maggior significato alle giornate, impiegando il proprio tempo in attività utili.
In particolare il terapista occupazionale organizza e dirige dei programmi specifici per il paziente al fine di promuovere abitudini sane, che lo aiutino a trovare la fiducia necessaria per rendersi indipendente.
Queste figure lavorano sia con i bambini nati con disabilità o un ritardo nello sviluppo, sia con persone che hanno subito un infortunio, che hanno perso la mobilità o con disturbi cognitivi, ma anche con pazienti affetti da demenza e dolori cronici.
Verso i bambini, il compito dei terapisti occupazionali è quello di insegnare loro come aggirare la disabilità per avere una buona qualità della vita e, al contempo, aiutare i genitori nella relazione con i figli e nel loro supporto. Insegnano a coloro che hanno subito infortuni a ri-adattarsi a una nuova vita dopo il trauma, oltre a fornire la necessaria consulenza e l'aiuto psicologico di cui hanno bisogno.
Le principali responsabilità della terapia occupazionale
Il terapista occupazionale, prima di poter elaborare il programma riabilitativo, deve raccogliere l’anamnesi del paziente, la sua storia personale e familiare, le abitudini, gli stati emotivi e i bisogni.
Una volta elaborata una valutazione della situazione e della terapia dovrà condividerla con le altre figure professionali che verranno coinvolte. Infatti, spesso il lavoro si svolge insieme a un team di professionisti come i logopedisti, i medici, gli psicologi, gli ortopedici e così via.
Gli obiettivi principali che il terapista occupazionale si prefigge sono:
- Affrontare i limiti di performance nelle attività quotidiane che riguardano la sfera personale e domestica, ad esempio la cura di sé e delle faccende casalinghe.
- Semplificare le attività quotidiane, elaborando delle metodologie specifiche per il tipo di esigenze fisiche in modo da ridurre la fatica associata a molte condizioni croniche.
- Individuare adattamenti personalizzati per svolgere efficacemente le attività legate alla cura.
- Riuscire creare delle routine che incorporino le attività di gestione della salute nelle abitudini quotidiane. Ad esempio, creando un programma per ricordare al paziente quando si devono assumere farmaci.
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Terapisti occupazionali: dove lavorano e con chi
Il terapista occupazionale può scegliere di lavorare autonomamente, offrendo i suoi servizi a singoli individui o a gruppi indipendenti, o in strutture sociali. In ogni caso la terapia occupazionale può essere effettuata in vari luoghi: quelli in cui lo si ritrova maggiormente sono le strutture e i centri sanitari, le scuole e le agenzie di servizi sociali.
Per far in modo che le terapie portino a buoni risultati è importante mettere in campo un diverse professionalità, preparate e proattive: figure competenti nell'educare e supportare la comunità nel cambiamento, tra cui non dovrebbe mancare il terapista occupazionale, appunto. L’associazione AITO (Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali) ha infatti suggerito - alla vigilia del World OT Day, la Giornata mondiale della terapia occupazionale - che la figura del terapista occupazionale sia inserita nei team territoriali, insieme alle altre figure sanitarie previste come il medico di medicina generale, il pediatra, l'infermiere di famiglia, il fisioterapista di comunità e tutti quegli operatori sanitari necessari a sostenere il diritto alla salute fisica, mentale e sociale del cittadino e della comunità.
È una figura che può apportare grandi benefici anche all’interno dei poliambulatori, dove, a contatto con gli altri membri dello staff, il terapista occupazionale può aiutare i pazienti con particolari necessità ad affrontare il percorso di cura e l’inserimento nel contesto sociale.
L’approccio è a 360 ° - “umanizzazione delle cure” - e considera l’individuo in tutte le sue sfaccettature, perché un team composto da diverse figure professionali può aiutare l’organizzazione ad avere una visione di ampio respiro, che tenga conto di tutti i punti di vista.