In un precedente articolo abbiamo parlato di come, ormai, l’Intelligenza Artificiale sia ritenuta dai professionisti sanitari uno strumento destinato a cambiare radicalmente lo scenario della sanità in Italia.
Ma se questo dato esprime il vero, come mai l’AI non è ancora così diffusa all’interno delle strutture sanitarie e degli studi dentistici?
Lo abbiamo chiesto direttamente a direttori, responsabili di centri medici e dottori che lavorano in centri medici privati o convenzionati e abbiamo riportato le loro risposte in questo articolo.
Scopriamo insieme quali sono, ad oggi, i principali ostacoli all’adozione dell’AI nelle strutture sanitarie italiane.
Il livello di digitalizzazione dell’helthcare in Italia cresce sempre di più e anche l’Europa sottoscrive questo percorso di evoluzione: il punteggio di maturità sull'E-Health del nostro Paese è passato dal 71,3% (dati Desi 2023) all'82,7% (Desi 2024), superando la media UE (che è del 79,1%). Questo soprattutto grazie alla forte diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), di cui abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo.
E questo indice è probabilmente destinato a crescere ulteriormente con l’ingresso in campo dell’Intelligenza Artificiale, che sta già iniziando a rivoluzionare il modo di lavorare dei professionisti sanitari attraverso soluzioni di snellimento ed efficientamento dei processi come, ad esempio, Noa Notes.
Tuttavia, come per tutti i cambiamenti epocali, anche la diffusione dell’AI è osteggiata da una certa resistenza al cambiamento dovuta in parte a fattori di contesto e in parte a bias o paure dei professionisti sanitari. Vediamo insieme i fattori di ostacolo che sono emersi dalla nostra ricerca su 500 direttori, responsabili e medici operanti in centri privati o convenzionati.
Il 21% degli intervistati vede nella complessità di utilizzo un ostacolo all’implementazione di questa tecnologia. Questa risposta è strettamente correlata a quella con la seconda percentuale più alta (20%): mancanza di competenze digitali. Di fatto, di fronte all’avvento dell’AI molti medici e dirigenti - localizzati soprattutto nel Sud e nelle Isole - ne percepiscono la complessità soprattutto perché non certi di possedere tutte le conoscenze e competenze necessarie ad avere padronanza di questa tecnologia.
In effetti, si parla di “AI Literacy” a proposito dell’insieme di competenze che consentono di comunicare e collaborare efficacemente e in modo critico con le tecnologie di IA. Ne farebbero parte alcune skill specifiche come: pensiero critico; alfabetizzazione ai dati; creatività; predisposizione all’apprendimento continuo.
Fermo restando l’importanza di formarsi e informarsi su tutte le innovazioni tecnologiche in campo sanitario (e non solo), per utilizzare l’Intelligenza Artificiale in modo sicuro e senza troppe difficoltà ci si può affidare ad AI verticali, ovvero AI nativamente pensate per eseguire una certa tipologia di attività in uno specifico settore.
Un esempio per il mondo della sanità è Noa Notes, nata con il preciso scopo di supportare i medici nella specifica attività della scrittura del riepilogo di una visita e, pertanto, studiata in tutto e per tutto per semplificare (e non per complicare!) questo processo. Tra le altre cose, adottando Noa Notes ogni centro medico può affidarsi al supporto di un Customer Expert MioDottore dedicato che affianca in ogni momento il personale del centro nell’adozione della nuova tecnologia.
Il 18% degli intervistati, concentrati soprattutto al Nord del Paese - dove la sensibilità verso l’efficienza finanziaria è generalmente più alta - vede nel costo dell’Intelligenza Artificiale un ostacolo alla sua implementazione.
In effetti, l’adozione dell’intelligenza artificiale può rappresentare un investimento significativo per un centro medico, soprattutto se di piccole e medie dimensioni. I costi iniziali possono includere l'acquisto di software specializzati, l'infrastruttura tecnologica necessaria e la formazione del personale - come abbiamo approfondito nel paragrafo precedente, fondamentale per rendere questa tecnologia ben accetta e adeguatamente diffusa all’interno dell’organizzazione. Tuttavia, bisogna tenere in conto che, in un’ottica di lungo periodo, questi costi vengono progressivamente ammortizzati grazie ai benefici concreti offerti dall’AI: diagnosi più rapida e precisa, riduzione degli errori clinici, ottimizzazione dei tempi di lavoro e gestione più efficiente delle risorse.
La maggior parte dei centri medici, oggi, utilizza con ogni probabilità almeno due software fondamentali: un gestionale per ottimizzare la gestione dei processi interni e un CRM per curare la relazione con i pazienti pre, durante e dopo la visita.
È per questo che il 16% di chi ha partecipato alla nostra ricerca teme che l’AI non si integri facilmente all’interno dell’infrastruttura tecnologica esistente all’interno del centro medico.
Tuttavia, le moderne soluzioni di intelligenza artificiale sono progettate proprio per essere interoperabili e scalabili, ovvero capaci di integrarsi con i sistemi già in uso senza richiedere una rivoluzione tecnologica. In molti casi, l’AI può essere introdotta in modo graduale, partendo da applicazioni mirate – come il supporto alla diagnosi, l’analisi predittiva dei dati clinici o l’automazione delle attività amministrative – che si interfacciano direttamente con i software gestionali e i CRM esistenti. Questo approccio consente non solo di ridurre l’impatto sul flusso di lavoro quotidiano, ma anche di dimostrare rapidamente il valore aggiunto dell’AI allo staff del centro medico, superando le iniziali resistenze fisiologiche e accelerandone l’adozione.
Un altro timore che ostacola l’implementazione dell’intelligenza artificiale nei centri medici riguarda la sua affidabilità. Il 15% dei professionisti intervistati ha espresso questa preoccupazione che può legarsi: da un lato, alla paura che l’AI possa fornire risultati non sempre accurati o coerenti; dall’altro, alla preoccupazione legata alla gestione dei dati dei pazienti, che solleva interrogativi su privacy, sicurezza e conformità normativa, in particolare rispetto al GDPR.
Anche in questo caso il consiglio è quello di affidarsi ad AI verticali che, anche dal punto di vista del trattamento dati, siano state progettate specificamente per il settore sanitario e per le particolari implicazioni che può avere dal punto di vista della privacy. Noa Notes utilizza tecnologie avanzate per prevenire accessi, usi o divulgazioni non autorizzati e tutti i dati sono crittografati e conservati su server conformi al GDPR.
La risposta è: no. Stando alla nostra ricerca sulle opinioni dei pazienti in merito all’Intelligenza Artificiale, la maggior parte dei pazienti (il 67%) utilizza già correntemente servizi che potrebbero includere l’Intelligenza Artificiale per compiere azioni riferite alla propria salute, come compiere prenotazioni attraverso assistenti virtuali, comunicare con i medici attraverso chat o servirsi di app e dispositivi wearable per monitorare il proprio stato di Salute.
E se fosse il medico ad utilizzare l’AI?
È chiaro che i pazienti hanno iniziato ad utilizzare con una certa costanza l’Intelligenza Artificiale nella vita di tutti i giorni e, quindi, anche per quel che riguarda la cura della propria salute.
All’idea che il proprio medico di fiducia o lo specialista di riferimento si affidi anche all’AI nel proprio lavoro, i pazienti assumono un atteggiamento come di “sospensione del giudizio”: il 76% dei pazienti intervistati, infatti, si è posizionato su una risposta “neutrale” e pochi sono stati gli intervistati che si sono detti entusiasti o totalmente contrari (nell’insieme, il rimanente 24% delle risposte).
Questo dato va probabilmente contestualizzato in un periodo storico come quello attuale che potremmo definire “di transizione”, caratterizzato dal fatto che l’Intelligenza Artificiale è diffusa, ma non al punto tale da essere considerata normale consuetudine nell’esecuzione delle nostre attività quotidiane e quindi, come tutto quello che non si conosce bene, provoca entusiasmo ma anche diffidenza (al momento solo il 5% dei pazienti si considera molto informato sull'intelligenza artificiale in ambito sanitario, mentre il 61% ha una conoscenza superficiale e il 34% non ne sa nulla.)
Insomma, che l’AI sia destinata a cambiare il modo di lavorare in sanità è evidente. I centri medici, oggi, hanno l’opportunità di cogliere il cambiamento mentre è ancora in atto e prima che diventi una condizione inevitabile e calata dall’alto. Essere tra i primi ad adottare soluzioni AI significa: nel presente, riuscire a distinguersi in un mercato sempre più competitivo; per il futuro, godere di un vantaggio di apprendimento rispetto ai concorrenti e stare un passo avanti in tutti gli sviluppi che potrà avere questa tecnologia per l’healthcare.
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