Nonostante il ritardo sul fronte della digitalizzazione, l’Italia è a buon punto nell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico, anche rispetto alla maggior parte degli Stati membri dell’UE.
L’Italia è in ritardo sul digitale. Su 28 Stati membri dell’UE, siamo posizionati tra il 24esimo ed il 25esimo posto in base all’indice DESI (Digital Economy and Society Index) elaborato dalla Commissione Europea per misurare lo stato di avanzamento degli Stati UE nel campo della digitalizzazione.
Il DESI si basa su diversi indicatori: connettività, competenze umane, uso di Internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali. Le ragioni del ritardo italiano, quindi, sono presto spiegate: la banda larga è poco diffusa e le competenze digitali, seppure in crescita, sono ancora sotto la media europea, nonostante il fatto che gran parte delle famiglie italiane abbia uno smartphone, un tablet o un computer di ultima generazione ed una buona connessione ad Internet. Sul fronte della digitalizzazione della PA, invece, siamo ancora indietro, fatta eccezione per il Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico, tra tutti gli strumenti previsti dall’Agenda Digitale Italiana, è l’unico che spicca per il grado di avanzamento, anche rispetto agli altri Stati membri dell’UE.
L’obiettivo di avere un FSE in ogni regione italiana entro il 31 dicembre 2017 non è stato raggiunto, oggi solo 5 regioni ci sono riuscite. Tuttavia, durante l’anno passato, quasi tutte le regioni, tranne Sicilia, Campagna e Calabria, hanno investito seriamente nel Fascicolo Sanitario Elettronico ed il 20% degli italiani ha già avuto un primo contatto con il FSE. Inoltre, la maggior parte degli Stati membri dell’UE (tranne Svezia, Austria e Danimarca) è più in ritardo dell’Italia su questo fronte.
Per approfondire: guarda lo stato di attuazione del FSE della tua regione.
Da gennaio 2016 lo Stato dà la possibilità a tutti i cittadini di attivare il FSE attribuendo, però, alle regioni il compito di realizzare il Fascicolo.
Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, molte regioni sono ancora al lavoro, quindi, a due anni di distanza dall’entrata in vigore della norma nazionale, solo una percentuale limitata di cittadini ha potuto godere di questo diritto.
Per colmare il “vuoto” che si è creato, il Governo, nella Legge di Stabilità del 2017, ha previsto un intervento sussidiario da parte del livello centrale, attraverso SOGEI (la società di Information and Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze). Si è creato quindi un doppio binario che vede, da un lato, le regioni che hanno già implementato il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale, e dall’altro, le regioni che aderiscono al modello sussidiario, per cui il controllo del FSE è centralizzato.
Il rischio, secondo AssinterItalia, la società delle aziende ICT delle Regioni, è che il FSE sia visto come una semplice “fascicolazione dei referti”, quando, in realtà, nelle regioni più virtuose è ben più di questo: è una vera pagina di accesso personale ai servizi online per il cittadino. Quindi, per le regioni meno avanzate sarebbe stato utile collaborare con quelle più innovative per costruire piattaforme di servizi che attingessero alla loro esperienza.
Per questo AssinterItalia, in collaborazione con Politecnico di Milano, Regione Campania e apporti di AgID, ha messo a punto la “Carta di Salerno”, che contiene una Road Map per realizzare il FSE in collaborazione tra regioni e società ICT in House.
Il punto di partenza è che il passaggio all’eHealth non ha come scopo principale solo la raccolta online dei referti in formato digitale per il cittadino, ma ha un obiettivo più grande, offrire sia alle persone che agli operatori una piattaforma personale sul web che:
1) aggreghi la storia clinica individuale e i documenti dematerializzati
2) mostri dati e informazioni in tempo reale sulla continuità assistenziale (Patient Summary e PDTA)
3) permetta la condivisione costante dei dati e delle informazioni tra cittadino, medico di famiglia, medico specialista e altri operatori sanitari
Per approfondire, leggi: Carta di Salerno
Le regioni, quindi, dovrebbero considerare il FSE come uno strumento per sostenere nuovi modelli di assistenza e cura, non come “l’ennesimo ‘pezzo’ del sistema informatico della sanità regionale” (fonte Agenda Digitale).
Fonti:
Fascicolo sanitario elettronico, come sta andando e i punti di forza - Agenda Digitale, febbraio 2018
Fascicolo sanitario elettronico, come uscire dalla paralisi del doppio binario - Agenda Digitale, novembre 2017