Il 2020 sarà ricordato a lungo come un punto di svolta a livello globale. E il fulcro di questo cambiamento è stato, naturalmente, la diffusione del Covid-19, trasformatosi in pandemia. Ha cambiato il modo di rapportarsi gli uni agli altri - basti pensare all’uso della mascherina -, il lavoro - diffondendo soluzioni di lavoro agile a tutti i livelli - e in parte anche la scuola, ma più di ogni altro settore ha travolto la sanità.
Medici, infermieri e operatori sanitari sono in prima linea nella battaglia contro il virus sin dall’inizio dell’emergenza e sono stati loro stessi a realizzare concretamente alcuni cambiamenti che hanno reso il mondo della sanità più digitale. La strada da percorrere per giungere alla “Smart health” era già segnata, come abbiamo visto in un articolo di questo blog: Internet of Things, Intelligenza artificiale, telemedicina e assistenti virtuali sono solo alcuni degli strumenti che fino a poco più di 12 mesi fa potevano sembrare fantascienza e oggi sono realtà.
Andiamo, dunque, a riassumere e rivedere le innovazioni introdotte nel 2020 e che stanno già diventando un’abitudine.
L’elemento che più di tutti gli altri ha caratterizzato il 2020 è il distanziamento. I lockdown, l’alternanza di momenti di apertura e di chiusura, ci ha abituato a trovare modi alternativi per restare in contatto con le persone che ci sono care, ma non soltanto. È stato un boom per gli acquisti online e, in generale, moltissimi hanno iniziato a utilizzare Skype, Zoom e altre app per fare videochiamate per i motivi più disparati. Comprese quelle con il proprio medico curante o con lo psicoterapeuta.
Tra le nuove abitudini ormai assimilate anche l’utilizzo della mascherina per proteggere se stessi e gli altri dal rischio del contagio. Questo dispositivo di protezione talvolta, però, può causare anche alcuni problemi di comunicazione che, nel caso del rapporto medico paziente, possono dar luogo a spiacevoli malintesi. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono gli esempi di smart health che ormai conosciamo tutti.
Partiamo dalla visita medica da remoto. Di telemedicina in ambito sanitario se ne parla da anni, ma soltanto con il 2020 ha avuto modo di entrare nella quotidianità di molte persone. La necessità di evitare i contatti non necessari e il bisogno di non interrompere la relazione con i pazienti ha portato moltissimi professionisti ad attivare un servizio di televisita. Si tratta di un normale consulto che, però, si svolge in videochiamata, seguendo naturalmente alcuni importanti consigli per garantirne l’efficacia come, ad esempio, scegliere inquadrature chiare e luminose e curare la qualità dell’audio.
Proprio per questo, GIPO ha lanciato un nuovo servizio che permette ai poliambulatori di gestire in maniera efficace ed integrata il passaggio tra visita online e in presenza. Stiamo parlando di Ambulatorio SMART che permette di gestire l’agenda, i tempi di attesa, le prenotazioni e le attività del poliambulatorio sia in presenza - all’interno della struttura - che a distanza, quando non è possibile incontrarsi fisicamente.
In un anno che ha messo duramente alla prova ciascuno di noi è emersa ancor di più l’importanza della salute mentale. Non a caso anche psicologi e psicoterapeuti si sono attivati per offrire percorsi a distanza, riuscendo così a sostenere i propri pazienti anche nei momento di pieno lockdown e sempre in sicurezza.
L’attivazione di questi servizi ha portato molti professionisti e poliambulatori ad investire sulla comunicazione. Chi non c’e l’aveva, ha optato per la realizzazione di un sito internet, in maniera tale da farsi trovare più facilmente sui motori di ricerca e per poter spiegare più efficacemente ai pazienti tutte le novitè dell’ambulatorio, televisita compresa. Sempre più utilizzati anche i canali social per sviluppare e rafforzare il rapporto di fiducia con le persone che conoscono e frequentano la struttura sanitaria. Pensiamo a pagine Facebook, canali YouTube, ma anche ad esperimenti con chatbot che facilitano le comunicazioni più frequenti automatizzandole e facendo, quindi, risparmiare tempo al personale del poliambulatorio.
Un’altra novità introdotta già da anni, ma diffusasi nel 2020 è la possibilità di ricevere e scaricare direttamente sul proprio computer ricette e referti. Ciò è possibile grazie all’adesione al Fascicolo Sanitario Elettronico di cui abbiamo spesso parlato in passato. L’esigenza di ricevere una ricetta in sicurezza, e quindi senza recarsi dal proprio medico di base, è stato il primo elemento che ha stimolato l’innovazione verso la Smart Health in questo campo. Nella seconda metà dell’anno, invece, è stata piuttosto l’urgenza di conoscere in breve tempo l’esito di un tampone (disponibile quasi sempre prima online). Il risultato è che molti italiani ne hanno scoperto l’esistenza - e i vantaggi.
Un aspetto su cui gli esperti - tra cui anche David Blumenthal (già coordinatore nazionale per la Sanità IT negli Stati Uniti durante la presidenza di Barack Obama), che è intervenuto proprio sulla telemedicina - insistono con frequenza è l’utilità della medicina a distanza per il monitoraggio e la cura di pazienti che soffrono di malattie croniche.
La pandemia ha reso necessaria una diffusione di queste strategie che permettono di monitorare alcuni parametri come glicemia o pressione sanguigna anche a distanza.
Come evidenziano le nuove linee guida di applicazione della telemedicina firmate dal Ministro della Salute Roberto Speranza lo scorso 17 dicembre, uno degli ambiti è proprio “l'accessibilità ai servizi diagnostici e la continuità assistenziale, ossia la capacità di erogare prestazioni sanitarie senza far spostare il paziente e il controllo e il monitoraggio a distanza.” Attraverso la televisita, i medici potranno monitorare le condizioni ma anche condividere dati clinici. Il telemonitoraggio, invece, consiste nel rilevare a distanza alcuni parametri in tempo reale, attraverso sistemi tecnologici o sensori che possono essere valutati sulla base delle condizioni del paziente.
Nonostante questi importanti passi avanti, sarebbe fin troppo ottimistico immaginare che la Smart Health sia già realtà in Italia. La nuova normalità, o “new normal”, della salute digitale prevede una collaborazione continuativa tra l’ingegneria tecnologica e clinica per continuare a ottimizzare e rendere più efficaci i processi sanitari. La pandemia ha sì stimolato la diffusione di alcuni processi e sistemi che già esistevano, ma ha anche mostrato molti limiti della sanità che ha faticato, e ancora fatica, a gestire un’emergenza inimmaginabile.
Chiave, in questo senso, è l’aspetto della prevenzione. Una maggiore consapevolezza della propria salute, ottenuta anche grazie ai contenuti prodotti da medici e operatori sanitari sui canali di comunicazione, e un rafforzamento del rapporto di fiducia con i pazienti può fare la differenza. Nei casi, poi, in cui emergono effettivamente delle patologie che hanno bisogno di un monitoraggio costante, la telemedicina può fare la differenza aiutando a ridurre i tempi di visite e attesa, senza inficiare l’efficacia della terapia. Il “new normal”, dunque, è sì frutto dello sviluppo tecnologico e umano, ma pone e porrà sempre al centro il benessere del paziente.