Mentre la popolazione italiana invecchia costantemente, come confermano dai dati ISTAT anno dopo anno, crescono anche le preoccupazioni legate alla sostenibilità del sistema sanitario, messo sotto pressione da più punti di vista. Trovare una o più soluzioni innovative per rispondere alle esigenze dei cittadini non è dunque un vezzo, ma un vera e propria priorità: per questa ragione, assume sempre maggior rilevanza anche in Italia la telemedicina, ovvero tutto l’insieme di applicazioni della tecnologia in ambito sanitario dalla diagnosi alla terapia a distanza. Particolarmente interessante è, poi, il contributo che la telemedicina e l’eHealth in generale per le malattie croniche.
Come evidenziato dalle Linee guida del Ministero della Salute, l’investimento e l’evoluzione di soluzioni di eHealth mirano a migliorare il servizio sanitario attraverso un potenziamento della collaborazione tra i professionisti e i pazienti grazie all’intermediazione di strumenti ad alto tasso tecnologico, ma il più possibile user-friendly.
I benefici sono così riassunti dal Ministero:
● equità di accesso all’assistenza sanitaria;
● migliore qualità dell’assistenza garantendo la continuità delle cure;
● miglior efficacia, efficienza, appropriatezza;
● contenimento della spesa.
Ciò è possibile in virtù dell’impatto che l’ICT può avere in alcuni ambiti sanitari specifici quali patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, malattie respiratorie, diabete, patologie psichiatriche, in pediatria, nell’adulto e nell’anziano fragile e durante la riabilitazione.
Dal punto di vista pratico, servizi di telemedicina sono la possibilità di ottenere un consulto con il proprio medico a distanza, per esempio con la video-visita, oppure il monitoraggio dei parametri vitali (come il tasso di glicemia in un paziente diabetico) attraverso dei software specifici, o anche servizi di teledialisi.
Secondo uno studio del Dipartimento per la Salute del Governo britannico, l’introduzione della telemedicina nel sistema sanitario andrebbe a ridurre ben del 45% il tasso di mortalità proprio per le patologie croniche e questo perché consente di ridurre il tasso di aggravamento grazie al monitoraggio. Sono molte, infatti, le malattie che consentono al paziente di continuare a vivere presso il proprio domicilio, ma ciò non protegge automaticamente dai rischi di complicazioni. È il caso delle patologie cardiovascolari, della sindrome metabolica, del diabete, tutte malattie che, grazie alla telemedicina, possono essere affrontate e gestite come maggiore serenità. Cruciale è la rete che congiunge la famiglia con l’ospedale e il territorio, nonché un’adeguata formazione a 360° a proposito della patologia, ma anche dell’utilizzo degli strumenti utili al monitoraggio.
Ciò si realizza attraverso servizi di telesalute e teleassistenza. Nel primo caso, si tratta di sistemi che collegano i pazienti con i medici per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi. La trasmissione dei dati può essere automatizzata, oppure realizzata manualmente dal paziente. Ma quando si parla di telesalute il riferimento non è soltanto al monitoraggio, ma anche ad una presa in carico effettiva da parte degli operatori sanitari e dei pazienti che, attivamente, scambiano informazioni, conoscenze e approfondimenti per poter garantire non soltanto la cura della patologia cronica, ma anche la prevenzione di potenziali aggravamenti.
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Per teleassistenza, invece, si intendono tutti quei servizi e quei dispositivi che, grazie all’ICT, permettono di comunicare tempestivamente all’operatore sanitario o alla famiglia una situazione di potenziale pericolo. Si tratta, dunque, di allarmi, attivazioni automatiche di servizi di emergenza, chiamate cosiddette di “supporto” e tutti quei piccoli servizi che consentono a chi soffre di una patologia cronica, o anche agli anziani soli, di essere in costante contatto con il mondo esterno e alle famiglie di affrontare l’invecchiamento o la malattia con maggiore serenità.
Proprio perché la telemedicina risponde a delle esigenze reali e urgenti della popolazione, è interessante osservare come possa avere degli effetti altrettanto positivi e concreti anche sul sistema sanitario in sé.
In primo luogo, infatti, consente di ridurre il periodo di degenza ospedaliera di alcuni tipi di pazienti. Ma permette anche di razionalizzare decisioni e diagnosi attraverso il consulto a distanza, che può essere effettuato coinvolgendo anche specialisti che non si trovano sul territorio, per esempio. Una questione non marginale se si considerano i dati di una recente indagine del Censis che evidenzia come 750.000 ricoveri all’anno vengono fatti al di fuori della Regione di appartenenza per motivi vari, dalla ricerca di un polo altamente specializzato alle liste di attesa troppo lunghe. E, infine, può portare ad una riduzione effettiva del costo di cura di ciascun paziente.
Secondo alcune stime riportate da Agenda Digitale, introdurre il telemonitoraggio in Italia per i pazienti cardiologici porterebbe ad una riduzione del 26% dei giorni di degenza, un risparmio del 10% dei costi sanitari, e un aumento del tasso di sopravvivenza del 15%. Dati che, anche presi da soli, illustrano le potenzialità della telemedicina e dell’eHealth e tracciano la strada che conduce alla sanità, sostenibile ed efficiente, del futuro.