ICT e medicina: un rapporto complesso e spesso ambivalente. Internet e la digitalizzazione stanno cambiando i metodi di cura ed il modo con cui le persone si rapportano alla medicina. Molti pazienti si rivolgono al web per cercare informazioni, rischiando però di scegliere fonti non attendibili, parallelamente molti medici usano la rete per comunicare con i pazienti, e nel frattempo nascono soluzioni tecnologiche create dal basso (create dai pazienti stessi o dai loro familiari) che hanno l’obiettivo di migliorare la vita di chi ha gravi patologie.
Alzi la mano chi non ha mai cercato su Internet la causa di uno strano mal di testa o di un dolore che dura da giorni. Cercare informazioni sul web è normale e anche utile in molti casi, ma solo se la ricerca viene fatta con consapevolezza e attenzione.
La rete pullula di siti web che pubblicano notizie false, le fake news o bufale online, ed il settore salute è fra i più colpiti da questa tendenza pericolosa.
Come riconoscere allora una notizia attendibile da una falsa?
L’UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione), che riunisce i Giornalisti iscritti all’Ordine che si occupano di comunicazione e informazione sui temi della Sanità, della Salute e della Ricerca biomedica, ha stilato un decalogo per aiutare gli utenti a distinguere una bufala da una notizia vera:
Per il leggere decalogo completo e argomentato clicca qui.
Come aiutare i pazienti del tuo studio medico o del tuo poliambulatorio ad evitare la disinformazione?
Ecco alcune argomentazioni utili da sottoporre loro.
Chi è il proprietario del sito, del blog o del giornale che stai consultando?
Potrebbe essere un’istituzione, un editore, un’azienda, un’associazione o anche un semplice cittadino. Questa è una prima indicazione utile per capire chi ha interesse a diffondere la notizia.
La notizia è riportata anche sui siti istituzionali?
In ambito sanitario i più importanti sono Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco, Ospedali e Società medico-scientifiche.
La notizia elenca anche le fonti?
Il sito di consultazione deve riportare sempre, nelle notizie pubblicate, autorevoli fonti di provenienza, altrimenti non è attendibile.
A quando risale la notizia che stai consultando?
Cerando informazioni in Internet, il motore di ricerca (Google) potrebbe restituire fra i primi risultati un vecchio articolo. Se sono passati anni dalla pubblicazione, la notizia non è certo attuale e nel frattempo potrebbero essere emersi nuovi dati sull’argomento.
Le informazioni scritte non possono in alcun modo sostituire la visita del medico!
I contenuti che trovi in rete devono avere solo uno scopo informativo.
Il medico ed il farmacista devono restare i tuoi principali punti di riferimento in materia di salute.
E quando li contatti via web?
Attenzione a chi prescrive senza averti prima visitato!
Sul web ci sono molti modi di mettersi in contatto con medici e professionisti della salute: forum, portali, Social, blog tenuti da specialisti… Ma un medico serio non farà mai una prescrizione senza aver prima visitato il paziente.
Non fidarti dei siti e degli esperti che sulla base di una semplice descrizione dei tuoi sintomi ti consigliano farmaci e terapie. Non solo non è serio e professionale, ma può essere anche molto pericoloso!
Hai verificato che il proprietario del sito che stai consultando e che risponde alle richieste degli utenti rispetti la normativa sulla privacy e garantisca la confidenzialità dei dati?
Diffida di chi non tutela le tue informazioni più sensibili!
E mantieni la giusta obiettività di fronte alle storie di pazienti e familiari raccontate su blog e forum. Possono esserti utili, ma sono quasi sempre racconti soggettivi, senza affidabilità scientifica.
Un articolo è in prima posizione su Google?
Non è affatto detto che sia lì perché più attendibile di altri.
I fattori che determinano il posizionamento di una pagina o di un articolo sui motori di ricerca sono moltissimi, inoltre ogni utente vede risultati diversi a seconda delle sue preferenze e dei suoi gusti, perché il motore lavora sulla base di complessi algoritmi che tentano di proporre a ciascuno di noi argomenti che ci interessano (sulla base delle ricerche fatte in precedenza).
Quindi per saperne di più, approfondisci, incrocia dati e ricerche.
Spesso le “tesi del complotto” si autoalimentano proprio perché le persone non conoscono bene i meccanismi di funzionamento di motori di ricerca e Social. È un circolo vizioso: le notizie più catastrofiche ed eclatanti sono anche le più cercate, condivise e cliccate, quindi più visibili e per questo “più credibili” per l’utente medio, anche se di fatto non è così.
Ci sono siti web in cui messaggi pubblicitari sono camuffati in modo da sembrare notizie.
Accertati che il sito che stai consultando distingua chiaramente le informazioni dai messaggi promozionali.
E quando acquisti farmaci on line accertati che siano farmacie autorizzate!
Devono avere per legge un logo identificativo “Clicca qui per verificare se questo sito web è legale”, cliccandoci atterrerai sul sito web del Ministero della Salute dove potrai verificare se il venditore online è registrato nell’elenco di quelli autorizzati. Se non è così e il sito non è legato a una farmacia corri un grave rischio comprando un farmaco su questa piattaforma.
Come abbiamo visto, oggi molti medici e professionisti della salute sono online ed hanno aperto un dialogo diretto con i pazienti.
Stanno diventando dei veri e propri influencer, gli “Health Influecer”, professionisti impegnati nella divulgazione al grande pubblico, che fondano le loro competenze su anni di studio, lavoro e aggiornamento e decidono di metterle a disposizione di tutti, perché questi ultimi possano fare scelte consapevoli.
Fra i più noti ricordiamo il Prof. Roberto Burioni impegnato nel dibattito sui vaccini.
Il paziente è sempre più attivo. Abbiamo visto che si aggiorna sul web e che interagisce sempre di più con i professionisti della salute. Ora vedremo che in alcuni casi travalica il confine tra paziente e terapeuta: da “soggetto passivo” nella cura, è sempre più un “inventore” di nuove soluzioni per vivere meglio.
D’altronde si sa, solo quando si vive la malattia in prima persona ci si misura realmente con le sue implicazioni nella vita quotidiana. È dalla necessità di vivere più liberamente ed essere più autonomi che pazienti e caregiver di tutto il mondo hanno sfruttato le nuove tecnologie per migliorare le cure.
C’è chi, non vedente, ha inventato un software che trasforma gli odori in suoni, chi ha progettato un contenitore per conservare le strisce per la misurazione del diabete, chi ha creato un’app per aiutare le persone disabili a comunicare.
Digitalizzazione e tecnologia quindi hanno una doppia faccia: possono essere un aiuto concreto o uno strumento pericoloso. Cosa fare? Non si può certo pensare di buttare via il bambino con l’acqua sporca, ma è necessario trovare una giusta via di mezzo per usarli consapevolmente e per il bene comune. Ed è un impegno che ci coinvolge tutti, nessuno escluso.