Il 25 maggio 2018 diventa applicabile il GDPR sulla privacy, il regolamento comunitario che detta le nuove regole sul trattamento dei dati personali. Il 25 maggio è anche il termine ultimo per le aziende affinché adottino tutte le misure per adeguarsi alla nuova disciplina. Infatti, il GDPR non è una direttiva, che richiede una norma nazionale di recepimento, ma un regolamento, cioè un atto comunitario obbligatorio e legalmente valido dal momento in cui viene applicato.
Le sanzioni per chi non si adegua sono molto pesanti: fino a 20 milioni di euro, oppure fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo del trasgressore.
Nei prossimi paragrafi vedremo quali sono le novità introdotte dal GDPR e quali azioni mettere in pista fin da ora per adeguarsi a questa normativa così importante.
Il “General Data Protection Regulation” ( GDPR 2016/679) adottato dall’Unione Europea abroga la direttiva 95/46/CE in materia di protezione dei dati personali, per armonizzare tutte le attuali normative sulla privacy degli Stati Membri che fanno parte dell’Unione.
Il GDPR sostituisce una normativa ormai obsoleta, che risale al 1995, quando solo una piccolissima percentuale di persone in Europa usava Internet. All’epoca non esistevano i Social, i dispositivi mobili, le App, l’Internet of Things e i Big Data.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata e per tutelare i dati personali di tutti noi, le aziende devono pensare alla “protezione del dato” fin dal momento in cui progettano un servizio, a maggior ragione se si tratta di informazioni particolarmente delicate, come i dati sanitari: cartelle cliniche, referti, immagini diagnostiche…
E’ il concetto di “data Protection by design” che investe anche i processi e i sistemi informativi dell’azienda. Per adeguarsi al GDPR sulla privacy, quindi, è necessario adottare misure organizzative e tecniche che garantiscano la protezione dei dati fin dal momento in cui sono stati acquisiti.
Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati stabilisce i doveri delle aziende, i diritti di chi lascia i propri dati e indica gli adempimenti per mettere in sicurezza le informazioni sensibili. Prevede inoltre pesanti sanzioni per chi non si adegua.
Ecco i principali punti del regolamento.
Il GDPR ha introdotto questo principio per fare in modo che il titolare ed il responsabile del trattamento adottino concretamente tutte le misure necessarie alla protezione dei dati. Quindi si chiede loro di rendere ogni trattamento dei dati conforme al GDPR (compliance), garantire che vi sia questa conformità, dopo aver analizzato i rischi e fare in modo che la conformità sia facilmente dimostrabile.
L’accountability si realizza attraverso:
L’azienda deve garantire agli interessati:
Le misure di sicurezza adottate devono “garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio” del trattamento. Quindi l’azienda deve:
Rispetto a quest’ultimo punto, a partire dal 25 maggio 2018, tutti i titolari dovranno notificare all’Autorità di controllo le violazioni di dati personali di cui vengano a conoscenza, entro 72 ore e comunque “senza ingiustificato ritardo”, ma solo se ritengono probabile che da questa violazione derivino rischi per i diritti e le libertà degli interessati.
Quindi la notifica all’Autorità dell’avvenuta violazione non è obbligatoria, ma dipende dalla valutazione del singolo titolare.
Però, se la probabilità che la violazione metta a rischio i diritti e le libertà degli interessati è alta, il titolare deve informare anche loro senza ingiustificato ritardo.
Le sanzioni pecuniarie/amministrative previste dal GDPR sulla privacy per chi trasgredisce sono molto pesanti: fino a 20 milioni di euro, oppure fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo del trasgressore.
Il percorso di adeguamento al GDPR prevede tre fasi:
Tra poche settimane la vecchia direttiva sulla privacy andrà in pensione e sarà sostituita dal nuovo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati. Adeguare la propria struttura sanitaria al GDPR sulla privacy richiederà molto lavoro, perché sono i processi organizzativi e informativi a risentire maggiormente di queste novità.
Se è vero che da tempo i poliambulatori sono in prima linea sul fronte della protezione dei dati sensibili, e quindi molto più attrezzati a fronteggiare le novità introdotte dal GDPR, è anche vero, però, che non tutti i sistemi informativi sono adeguati ad assicurare la protezione dei dati.
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