La diffusione del Covid-19 ha profondamente trasformato le abitudini e i rapporti delle persone in tanti modi, anche nel rapporto tra medico e paziente.
Lockdown, distanziamento fisico e mascherine hanno messo in difficoltà i pazienti nel ricevere le cure e i medici nel dare loro supporto.
Secondo una survey realizzata dall’Osservatorio di Psicologia in cronicità dell’Ordine Psicologi Lazio, in collaborazione con la Regione Lazio, il 30% dei pazienti cronici ha rilevato un peggioramento nella relazione col proprio medico.
Vediamo quindi quali sono stati i primi risultati di questo studio e quali accorgimenti potresti mettere in pratica nel tuo poliambulatorio per ridurre la distanza e aiutare a recuperare la relazione di cura.
L’obiettivo generale dell’indagine è quello di fornire una mappatura dello stato di salute di pazienti affetti da patologie croniche facendo particolare riferimento allo stile di vita e al benessere psicologico dei pazienti rispetto alla propria qualità di vita, al livello di disabilità e limitazione connesso alla propria condizione cronica, e alla potenziale domanda di supporto psicologico.
Dai dati preliminari messi a disposizione, sembrerebbe che il Covid abbia peggiorato la situazione delle persone sotto molti punti di vita: salute, stile di vita, benessere psicologico e sulla possibile presenza di sintomi depressivi.
“Il 7.9% dei pazienti ha dichiarato di non avere più avuto contatti con il proprio medico curante durante i primi mesi di emergenza covid. Il 30.7% dei pazienti con cronicità ha avvertito un peggioramento del rapporto con il proprio medico curante.” Mentre una larga maggioranza ha utilizzato strumenti di messaggistica istantanea, email e telefono per entrare in contatto con il medico curante.
L’indagine vuole inoltre esplorare la condizione di vita rispetto al periodo pre-Covid, valutandone la percezione del rapporto con il team curante, la gestione dell’aderenza terapeutica e il vissuto emotivo connesso alla malattia.
I riscontri definitivi saranno resi noti nei prossimi mesi in una dettagliata analisi statistica e in un report riassuntivo. Tali risultati saranno incrociati con un complesso sistema di variabili, quali status socio-economico, stile di vita, misure di benessere e disabilità.
Gli psicologi laziali hanno anche spiegato che “ad aggravare in misura significativa la condizione dei pazienti con cronicità, nell’ultimo anno hanno contribuito la difficoltà ad accedere alle cure mediche di routine, le limitazioni nei trasporti, la preoccupazione del contagio o della carenza di risorse umane negli ospedali. Il prolungamento di condizioni di isolamento e distanziamento sociale, in questo contesto, si è rivelato un fattore di particolare rischio”.
Il rapporto medico paziente ne ha risentito anche a causa dei sistemi protettivi messi in atto per limitare i contagi. Per esempio, dover indossare la mascherina durante le visite è molto limitante nella comunicazione tra medico e paziente. Il primo, non può accedere a tutti i segnali di comunicazione non verbale, alle espressioni del paziente, e avere quindi difficoltà a capire in che stato esso si trovi, se ha compreso quello di cui si sta parlando o se ha bisogno di aiuto. Il secondo, invece, potrebbe non sentire bene le spiegazioni sulla diagnosi che il medico gli sta dando.
Per rapporto medico paziente non si intende la semplice erogazione di una prestazione medica, dove il paziente elenca i sintomi e il medico elabora una diagnosi e una cura.
Tra il medico e il paziente si instaura un rapporto ben diverso, fatto di empatia e di disponibilità. Il paziente non è definito dalla patologia, ma è considerato come una persona con delle esigenze, dei dubbi e delle emozioni.
La comunicazione con i pazienti - e i caregivers- è un pilastro dell’assistenza medica e l’apprendimento di tecniche di comunicazione è ormai un requisito fondamentale per ogni medico.
Soltanto trovando un corretto equilibrio tra informare, ascoltare e chiarire i dubbi del paziente si può instaurare una relazione terapeutica efficace che permetta al paziente di comprendere la propria condizione di salute e la terapia necessaria e al medico di poter monitorare e diagnosticare correttamente.
Se il normale rapporto tra medico e paziente è messo in crisi dall’utilizzo di misure di sicurezza, bisogna cambiare la modalità di relazione e comunicazione. La tecnologia, in questo caso, può dare un aiuto importante per ridurre la distanza e aiutare a recuperare la relazione di cura. Su Facebook oppure di persona, in videochiamata oppure in chat, la tecnologia permette ora un approccio multicanale con il paziente, in modo da poterlo seguire con più costanza.
Esistono software e programmi che aiutano i poliambulatori come il tuo ad integrare al meglio la tecnologia nel percorso di cura del paziente. Ad esempio, l’Ambulatorio SMART di GIPO permette, a distanza tramite televisita oppure in presenza, di seguire il paziente dal momento in cui prenota la prestazione sanitaria fino al referto e al pagamento...e anche oltre.
In questo modo, il paziente si sentirà maggiormente a suo agio, perché sa sempre a chi rivolgersi in ogni step, si sentirà più seguito e tutelato.
La televisita, quando possibile, aiuta a superare il problema della mascherina, permettendo a medico e paziente di parlarsi con più facilità.
Anche i social media possono aiutare, in questo momento, a rafforzare il rapporto medico-paziente, soprattutto in periodo di distanziamento: il paziente è condizionato dal modo in cui riceve un’informazione e, se non è supportato da una comunicazione chiara e costante, cercherà nel web le informazioni che gli servono. Per cui è meglio farsi trovare sempre disponibili per una chiacchierata su Facebook - o aprire un canale informativo su Youtube - perché altrimenti il paziente potrebbe cercare altrove informazioni che potrebbero essere incomplete o inesatte e quindi controproducenti per la sua situazione.
Proprio perché i canali e i modi di relazionarsi si sono moltiplicati è importante tenere in mente che ci deve essere un’umanizzazione delle cure e porre il giusto accento sull’efficacia della comunicazione. Se il medico è consapevole di come sta informando, ascoltando e chiarendo il suo messaggio nei confronti di paziente e caregivers, il rapporto potrà rafforzarsi.
Anche se a distanza, la comunicazione deve essere empatica e deve stimolare la serenità nel paziente: trasparenza, fiducia e completezza delle informazioni non devono mai mancare, sono gli ingredienti del dialogo che permettono di raggiungere l’obiettivo e addirittura migliorare, nonostante le circostanze, la relazione tra medico e paziente.
La capacità organizzativa del poliambulatorio e dei medici è quindi di particolare rilevanza per riuscire a mantenere un buon rapporto medico paziente, soprattutto negli ultimi tempi.
In questa situazione di stato d’emergenza, un maggior impegno nell’umanizzazione delle cure e nell'integrazione della tecnologia con la pratica clinica può aiutare la tua struttura ad aprirsi alla telemedicina, mettendo in comunicazione medico e paziente in maniera più sicura e stabile.
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