Ce ne siamo accorti tutti. La mascherina, misura necessaria per il contenimento del Covid-19, ha importanti ripercussioni sulla comunicazione non verbale e, in una certa misura, anche su quella verbale. Ciò accade perché copre un'area importante del volto e attutisce i suoni, rendendo quindi più difficoltoso l’ascolto e la comprensione.
Anche la comunicazione medico-paziente, se la visita è in presenza, risente moltissimo di questo problema. Se poi i pazienti sono bambini, le cose si complicano ancora di più. Vediamo, dunque, in che modi la mascherina può rendere la comunicazione più complessa e, soprattutto, alcune possibili soluzioni.
La mascherina - di qualsiasi tipo sia - copre una parte molto ampia del viso e, in particolare, il naso, la bocca, ma anche le guance e arriva fino al mento. Proteggere con cura questo spazio è fondamentale per una corretta prevenzione del contagio da Coronavirus, ma può complicare la comunicazione per diverse ragioni.
In primo luogo, infatti, vi è un fattore sonoro. La voce deve passare attraverso la mascherina che, soprattutto in casi di prodotti multistrato o di stoffa, risulta particolarmente attutita. Per l’interlocutore può essere complicato quindi cogliere tutte le parole pronunciate e, per di più, viene a mancare il supporto secondario della lettura del labiale. In molti casi, anche se non ce ne rendiamo conto, la comprensione di ciò che ci viene detto avviene non solo perché abbiamo sentito una frase, ma anche perché l’abbiamo riconosciuta nei movimenti della bocca di chi parla.
C’è poi, in secondo luogo, un impatto sulla comunicazione non verbale. Ci sono moltissime emozioni che siamo abituati a trasmettere senza utilizzare le parole. L’esempio più semplice è quello della gioia attraverso un sorriso, ma vale lo stesso per un'espressione rassicurante o per un momento di paura. Con la mascherina, ci resta a disposizione solo la parte dello sguardo per comunicare un ampio spettro di emozioni differenti e questo può causare talvolta anche dei malintesi.
Come possiamo immaginare, anche la comunicazione tra medico e paziente può risentire dell’utilizzo - sempre necessario, ci teniamo a sottolinearlo - delle mascherine. Sono molte le difficoltà che possono emergere.
Ad esempio, un paziente può non sentire bene una diagnosi o un’indicazione terapeutica del medico perché non lo sente bene, attraverso la mascherina, e può non conoscere i termini utilizzati. In altri casi, può diventare complicato per chi riceve una notizia dal medico curante capire se questa è positiva o negativa, proprio perché viene a essere fortemente ridotta la possibilità di accompagnare l’informazione con la comunicazione non verbale.
Soprattutto quando il linguaggio è tecnico, come avviene nel caso di un consulto medico, l’assenza o la presenza di un sorriso può fare la differenza nel modo in cui un’informazione viene letta, recepita e percepita.
Ci sono per fortuna varie soluzioni che possiamo attuare per evitare di compromettere la comunicazione, soprattutto in casi delicati come nel rapporto tra medico e paziente. Innanzitutto, abituandosi a tenere coperta una parte del viso, possiamo migliorare nell'espressività attraverso lo sguardo. Per esempio, un sorriso più ampio fa sì che si formino anche le classiche rughette d’espressione vicino agli occhi e ci permetterà di far capire meglio al nostro interlocutore che siamo contenti. In ugual modo, anche altre emozioni - come la serietà o la preoccupazione - possono essere trasmesse con gli occhi, stabilendo e rinforzando il contatto visivo con la persona con cui parliamo.
Una soluzione utile, soprattutto per chi, come i medici, utilizza la mascherina per molte ore al giorno e nei lavori che prevedono la relazione con il pubblico, è quella della mascherina trasparente. In questa maniera, la bocca e la parte inferiore del viso è sostanzialmente visibile e, sebbene il suono possa risultare attutito, abbiamo la possibilità di leggere il labiale. Questa soluzione è stata consigliata anche da Giuseppe Petrucci, presidente dell’Ente nazionale sordi che ha evidenziato come permetta una comunicazione inclusiva e che si tratta di una soluzione che può essere molto utile per tanti, compresi i più piccoli.
Infine, sempre nell’ottica di un’efficace comunicazione medico-paziente, potrebbe essere utile programmare le visite mediche da remoto nel caso in cui sia possibile. Una volta stabilita la distanza fisica, infatti, è possibile comunicare senza mascherina e - facendo attenzione alle condizioni della luce - si può mostrare chiaramente e pienamente il volto mentre si spiega qualcosa al paziente. Naturalmente la visita online non è adatta a qualsiasi tipo di consulto, ma nel caso lo sia, diventa una preziosa alleata anche per preservare e rafforzare un dialogo efficace che faccia sentire medico e paziente al sicuro.