27 ottobre 2017

Patto sanità digitale 2017

Superata la prima metà dell’anno, risulta quasi obbligatoria una riflessione sulla modernizzazione del settore sanitario italiano e, nello specifico, sul Patto per la sanità digitale 2017.

L’obiettivo di digitalizzare l’iter clinico del paziente e poi anche il lavoro specifico del medico sembra infatti non riuscire a trovare la giusta chiave di attuazione, nonostante siano stati fatti progressi enormi grazie all’applicazione di questo piano strategico.

Ma come fare per raggiungere gli obiettivi allora? E cosa manca per rendere effettivo il Patto per la sanità digitale?

Patto sanità digitale 2017: prospettive future

Al di là dell’integrazione del digitale all’interno delle strutture ospedaliere e degli studi specialistici, il Patto per la sanità digitale 2017 punta chiaramente anche al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei pazienti.

Novità interessanti per l’intero settore, che devono essere finanziate da appositi fondi stanziati da Stato e Regioni, senza andare ulteriormente a gravare sulla spesa pubblica.

E in effetti finora sono stati raggiunti buoni risultati, se si considera la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico, l’utilizzo dei big data e la creazione di biblioteche sanitarie a cui possono accedere liberamente i professionisti del settore.

Ma non è abbastanza. Uno degli ostacoli da superare nella seconda metà di questo 2017 è sicuramente il diverso approccio delle Regioni – economico e non – all’attuazione del Patto per la sanità digitale. Come per qualunque altro fenomeno, anche in questo caso l’Italia appare spaccata in due:

Regioni come la Lombardia, il Veneto e la Toscana sono già ben ferrate nella digitalizzazione della sanità, che appare invece ancora indietro nelle zone meridionali del nostro Paese. L’obiettivo sarà allora quello di favorire una forte armonizzazione delle scelte di ogni singola amministrazione regionale, così da portare l’Italia verso un unico obiettivo.

A tale proposito, un notevole sforzo dovrà essere fatto dalla “cabina di regia” per l’attuazione del Patto, chiamata a vigilare sull’attività delle Regioni e sugli eventuali sprechi dei fondi stanziati, col chiaro intento di dare uno sprint notevole alla digitalizzazione della sanità in Italia.